Profilo d'artista

Pur essendo nata in ambito musicale, la notazione “Allegro ma non troppo” – che nel suo significato originario invitava alla scioltezza esecutiva delle singole note o della singola frase –, sembra fatta apposta per descrivere l’opera di Chiara Tioli. Un c aso? Può essere. Di fatto l’impatto di Chiara con la tela è del tipo solido e marcato, di quelli che non danno scampo e non consentono repliche, eppure, ciononostante, su tutto aleggia uno spirito leggero, quasi sbarazzino, di certo incantato. Lo stesso spirito incantevole che solo alcune fiabe possiedono e sanno spartire con il lettore o, come in questo caso, con lo spettatore.

anche l’uso del colore sembra confermare l’impressione, perché la scelta della colorazione à plat è sicuro indizio della volontà di andare al sodo, dritti al bersaglio.
E infatti parrebbe dirci: niente fronzoli per favore, concentriamoci sulla bidimensionalità e facciamoci catturare dalla intensità dei colori saturi e senza sfumature. Un approccio perfettamente in linea con la miglior pittura contemporanea, per intenderci quella che ha prediletto la capacità espressiva dell’artista e abolito la profondità prospettica, liberando così l’opera dalle mille zavorre della tradizione per conferirle, appunto, scioltezza e al tempo stesso leggerezza.
Due qualità che permangono anche quando l’artista si cimenta con la tridimensionalità degli oggetti fisici e dotati di volume (si guardi in particolare al lavoro sui “tubi”).
In conclusione è opportuno sottolineare il fatto che nonostante l’intenzionalità apparentemente ludica, grazie alla solidità dell’intero impianto (sia di tratto, sia di colore), la Tioli sfugge all’idea di svagata superficialità, per diventare addirittura profonda e consapevole delle asprezze della vita lì dove nei titoli evoca (o invoca?) la pace.

Gabriele Niero